LEGGENDE: IL MISTERO DI SLEEPY HOLLOW
e LE OPERE DI WASHINGTON IRVING
C’è mai stata una leggenda che vi ha da sempre affascinato, terrorizzato e allo stesso tempo incuriosito?
Perché ammettiamolo, le leggende hanno questo potere: sono una sorta di fiaba ma con un alone di mistero che ammalia i suoi ascoltatori.
Io la mia leggenda preferita la ricordo molto bene, come se fosse successo ieri: la prima volta che ho fatto la conoscenza con il cavaliere senza testa della leggenda di Sleepy Hollow.
Ero piccola -c’erano ancora le VHS- e quel pomeriggio (o forse era mattina? Sicuramente non sera) stavo guardando un cartone animato della Disney: La leggenda della valle addormentata. Non so come quella cassetta sia finita tra quella di Biancaneve e il Re Leone, ma di una cosa sono certa: rimasi del tutto folgorata dalla storia e una scena fra tutte è rimasta impressa nella mia memoria: la fuga di Ichabod, per la precisione il momento in cui il maestro vede il ponte che segna il confine della foresta e pensa di essere finalmente salvo, ma una zucca infuocata lanciata dal cavaliere senza testa lo colpisce in pieno.
Il ponte in questione è uno di quelli in legno, coperto da tutti i lati, compreso il tetto.
Sono rimasta stregata da quella scena che ogni volta mi torna in mente alla sola vista di un ponte simile; faccio fatica a non immaginare lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli sulle travi di legno (lo ammetto, mi è successo anche guardando il capolavoro I ponti di Madison County).
Mi colpirono i disegni un po’ gotici delle ambientazioni ma crescendo non ripresi mai in mano la storia, dimenticandola in parte. Quando vidi la trasposizione cinematografica di Tim Burton non mi accorsi che la storia era stata completamente rivisitata (ottimo film, magnifica la fotografia, ma comparato alla storia originale, un pochino perde. Da ammettere che il titolo è stato cambiato ne Il mistero di Sleepy Hollow, quindi potrebbe essere interpretata come la stessa leggenda raccontata attraverso un punto di vista differente rispetto al narratore del libro. Parere personale, personale come la felicità di vedere Christian Walker nei panni del cavaliere senza testa!).
Grazie a questa raccolta, La leggenda di Sleepy Hollow e racconti di un viaggiatore – parte prima -edito Gallucci- mi sono informata, ho fatto ricerche per spolverare la memoria sul cartone animato visto da bambina, rendendomi conto che in realtà era un cortometraggio. Il più inquietante che la Disney abbia mai prodotto: toni scuri, alberi spogli simili ad artigli e una fine nebbiolina che nasconde i contorni delle cose.
Questa lettura, oltre a rinfrescarmi la memoria, mi ha concesso l’opportunità di conoscere la penna di Washington Irving. La sua è una scrittura elegante, scorrevole, colloquiale; una goduria per gli occhi e per la mente.
L’autore era originario di New York (1783-1859) ma trascorse gran parte della vita in Europa.
Fu il precursore, se non l’inventore stesso delle short stories e delle ghost stories e le sue opere furono di ispirazione ad autori del calibro di Henry James e Poe.
SLEEPY HOLLOW
[…] c’è una valletta, o piuttosto un grembo di terra, circondato da alte colline, che è uno dei posti più tranquilli al mondo. È attraversata da un ruscello il cui fluire produce appena un mormorio che concilia il riposo […]
L’opera si apre con una lenta ma appassionante introduzione attraverso la quale facciamo conoscenza con la sonnolenta e sognante città di Sleepy Hollow e dei suoi cittadini, uno in particolare, l’insegnante dell’unica scuola: Ichabod Crane.
Sleepy Hollow è una ridente comunità colonizzata tempo fa da olandesi, ricca di storie di fantasmi e spiriti. La più famosa e raccontata da giovani e anziani è sempre quella del Cavaliere senza testa.
[…] La popolazione locale è infatti preda di bizzarre credenze […] Nella zona circolano storie e superstizioni crepuscolari in gran quantità, inoltre ci sono posti infestati di fantasmi […] Tuttavia, lo spirito principale che frequenta questa zona incantata e sembra essere a capo di tutte le aeree presenze è l’apparizione di una figura a cavallo priva di testa […]
L’attrazione per il mistico, la ricerca di quella sensazione di paura che pervade il corpo dopo aver udito storie di spiriti e folletti, case stregate e fantasmi, è un qualcosa che accomuna la popolazione di Sleppy Hollow. Dalle signore che durante le lunghe sere d’inverno trascorrono il tempo tessendo di fronte al camino e si raccontandosi storie, allo stesso Ichabod con il suo libro preferito Storia della stregoneria di Cotton Mather e ai signori che usano riunirsi dopo cena e si intrattengono raccontando storie di paura.
La posizione stessa della chiesa di Sleepy Hollow non la esonera dalla possibile presenza di spettri e fantasmi.
[…] L’aria stessa che soffiava da quella regione stregata ne portava il contagio; spingeva davanti a sé un’atmosfera di sogni e fantasie che infettava l’intero circondario […]
Le atmosfere narrate sono pazzesche: affatto pedanti, in poche descrizioni luoghi oscuri, tetri, dimenticati dal tempo, autunnali e malinconici si materializzano nella fantasia del lettore.
Il ponte che è rimasto impresso nella mia memoria viene introdotto solo alla terza volta in cui viene citata la leggenda del cavaliere senza testa.
La destrezza dell’autore sta anche nell’inserire, attraverso le differenti scene che si susseguono lungo la storia, nuovi particolari, che piano piano vengono a galla e arricchiscono la leggenda.
[…] Sopra un’ansa oscura e fonda del corso d’acqua. Non lontano dalla chiesa, era stato un tempo gettato un ponte di legno; la strada che portava al ponte e la struttura stessa erano perennemente coperte dall’ombra fitta degli alberi che le sovrastavano […] Questo era uno dei luoghi che il Cavaliere senza testa frequentava più assiduamente ed era qui che lo si incontrava più spesso […]
Ho apprezzato molto la scelta del punto di vista: La leggenda di Sleepy Hollow è raccontata in terza persona esterna, spiegando fin da subito che i fatti sono riportati come gli sono stati raccontati e descrive Sleepy Hollow come la memoria gli permette, attraverso i ricordi di quando la visitò da ragazzo.
Anche la scrittura di Irving è un piacere da leggere, nonostante la stesura del testo è avvenuta nei primi dell’800, il registro è colloquiale, elegante, raffinato e scorrevole. Aggiungerei anche ironico, vista la duplice se non triplice scelta di lettura del finale (aperto).
La domanda, al termine della lettura, pare spontanea: quanto i racconti hanno il potere di intaccare la nostra percezione di realtà? Il cavaliere esiste oppure è stata tutta una burla?
RACCONTI DI UN VIAGGIATORE – PARTE PRIMA
Se Sleepy Hollow è magica perché è così eterna, delicata, cupa, cattiva e inquietante; Racconti di un viaggiatore sono le ghost stories per eccellenza.
L’avventura di mio zio e L’avventura di mia zia, con l’introduzione e lo svolgimento de Un banchetto di caccia seguono le caratteristiche principali delle short stories: un gruppo di persone rimangono bloccate a causa di una forte bufera che si sta abbattendo dopo una ricca cena consumata nel maniero del baronetto, e decidono di riunirsi intorno al fuoco e a turno raccontano storie di fantasmi e spettri.
L’avventura dello studente tedesco è sempre una ghost story, ma ha un qualcosa di tenebroso e allo stesso tempo romantico.
Anche in questo susseguirsi di storie, Washington Irving ha deciso di mantenere lo stesso tono colloquiale e ironico utilizzato all’inizio del libro insinuando nella mente dell’autore il dubbio se i fatti narrati sono davvero successi o sono solo pura fantasia dell’oratore.
Ne Racconti di un viaggiatore, la struttura è geniale: si tratta di una storia, quella degli invitati del baronetto, con all’interno altre storie differenti per luoghi, personaggi e trama, ma concatenate tra loro. L’atmosfera con la quale si aprono le danze non viene mai abbandonata e l’interesse del lettore non può crollare perché sempre stimolato.
Questo espediente è ottimo per avvicinare alla lettura di racconti brevi anche quelle persone che non sono abituate o non hanno un particolare amore per queste.