EDITORIA INDIPENDENTE, CRANSTON & CRANE di Alessio Filisdeo
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A quasi un mese di distanza dal Book Pride di Milano, in concomitanza con la pubblicazione della recensione del romanzo di Alessio Filisdeo Cranston & Crane, colgo l’occasione per spendere qualche parola sull’editoria indipendente in Italia e delle perle che nasconde.
Perché, se una casa editrice non è famosa, non arriva alle mensole delle librerie, questo non significa che pubblicherà solo titoli scadenti, anzi, molto probabilmente tra i suoi cataloghi si potranno scovare libri che mai avreste pensato di leggere, come mi è successo con il romanzo che andrò a recensire.
È in queste case editrici che alleggia quell’idea romantica della letteratura: la ricerca dei titoli sfogliando cataloghi, il girovagare tra gli stand delle fiere, l’approccio diretto con gli editori e gli autori, il potersi confrontare con loro o semplicemente scambiare quattro chiacchiere e avere l’opportunità di conoscerli. Sono esperienze che ti regalano molto, sia a livello culturale che umano.
Piccola parentesi sulle cosiddette Case Editrici Indipendenti:
- Sono quelle che non fanno parte dei grossi colossi come Mondadori, Feltrinelli o GeMS.
- Il metodo di distribuzione è differente, come la scelta editoriale e le dimensioni della stessa C.E.;
- Da contare anche il numero delle pubblicazioni annue.
- Non dovendo stare alle regole dei grossi gruppi editoriali hanno una certa libertà di scelta a livello letterario e di obiettivi interni.
Appunto per queste ultime caratteristiche, c’è una grande ricerca della propria identità e dei lettori di cui circondarsi; non dovendo sottostare alla domanda del mercato.
Bisogna doverosamente ricordare che alcune di queste piccole realtà hanno scovato grandi scrittori come la Neri Pozza, la quale ha portato il suo autore, Emanuele Trevi, al premio Strega.
Personalmente, dagli albori dei tempi, le miei letture sono sempre state influenzate da due fattori: trama e dalla copertina. Poi sono maniacale e se mi innamoro di un autore ne leggo tutta la bibliografia, ma questa è un’altra storia.
Non mi è mai importato se fosse un self publishing o una C.E. famosa; l’essenziale è che fosse scritto bene e con una storia accattivante. Non avere un genere unico di lettura mi ha permesso di divorare titoli di qualsiasi tipo. Quest’ultimo aspetto è stato favorito anche dalle attività social delle stesse case editrici che per farsi conoscere utilizzano canali come Instagram o si appoggiano a bookinfluencer o blogger che pubblicizzare le proprie opere: tramite questi canali hanno potuto ritagliarsi una fetta di notorietà nel mondo dell’editoria. Io ho scoperto piccole case editrici grazie a Instagram con una fortissima identità e un gruppo affiatato di lettori attivi.
Un esempio è Virgibooks, casa editrice che pubblica in inglese e italiano, autori emergenti e affermati, generi come il Dark, Romance e Fantasy Horror. Ho pensato a lei per prima perché mi ha colpito la community attiva che la circonda e la loro costante attività nel pubblicare e pubblicizzare le imminenti uscite letterarie.
Un’altra casa editrice scoperta grazie a Instagram è la NeroPressEdizioni, già trattata in un articolo precedente all’interno della recensione di un loro romanzo, Ali di china e Un intenso colore viola. È stato proprio grazie ai loro post che mi hanno incuriosito e portato a sbirciare il loro catalogo (perché poi è questo che succede, leggi il post, clicchi sul sito e ti perdi tra i titoli) innamorandomene.
È in queste piccole, ma affermate realtà che gli uffici stampa sono attivi con tutti quei profili che interagiscono con loro, cosa che con le grandi case editrici capita poco di frequente, se non mai.
Nativi Digitali è una casa editrice che già conoscevo, ma sui social è molto attiva ed è stato grazie a un post che ho avuto la possibilità di conoscere lo scrittore Alessio Filisdeo e la sua opera Fairfax & Coldwin -e il continuo Craston & Crane–. Se tu mi pubblichi un post paragonandomi Intervista col vampiro a un tuo romanzo, io non posso fare altro che immergermi in quest’ultima con la speranza di non doverti smentire. E così è stato.
Già a fine lettura del primo romanzo mi sono chiesta perché diavolo non fossi venuta a conoscenza prima di questo libro! (si ritorna al discorso che nascosti nei cataloghi di queste piccole case editrici si trovano delle vere e proprie perle)
La scrittura di Alessio è curata, raffinata, elegante e si sposa alla perfezione con il genere trattato, gotico horror. Le ambientazioni sono riportate alla perfezione, si vede che c’è un grande studio dietro; il workbuilding è eccezionale visto che si spazia dal medioevo al XX secolo attraverso i ricordi degli esseri dannati, e posso assicurare che non ho trovato neanche una caduta di stile. Stesso discorso per la trasposizione degli usi e costumi delle diverse epoche; un piacevole susseguirsi di scoperte e dettagli che non conoscevo, oltre a imbastire e arricchire la trama e le scene che si susseguono.
Esseri antichi e malevoli, dannati dal Sangue, che avevano fatto della violenza, dell’inganno e dell’ignominia il proprio stendardo.
Era un regno, il loro, atipico quanto le persone che incarnavano. Un reame metropolitano edificato su profitto e praticità, piuttosto che su ordine e segretezza.
La storia è quella del signor Cranston e Crane, principi di New Orleans; ma anche quella della signorina Varens Blanche, la figlia che non avrebbero potuto avere, colei che era riuscita a rendere tollerabili le loro esistenze.
E apparteneva a loro. E loro appartenevano a lei.
E anche di Georgiana De Winter, questa volta come voce narrante.
I dannati si sono adattati a questa era che è riuscita per davvero a pulire le strade e renderle più sicure, dissipando le disuguaglianze nel nome dell’ipocrisia; anche se i loro modi e il ricco vocabolario ricordano i tempi che furono.
Non sono più dei semplici mercenari a contratto -anche se le vecchie abitudini faticano a morire- ma dei principi dannati, una scelta di cui hanno avuto poco potere decisionale a riguardo. Per salvarsi la vecchia pelle e avere la possibilità di scappare nel nuovo mondo, hanno dovuto rinunciare alla libertà, stando alle regole del venerabili, maledetto personaggio millenario avvolto nell’ombra.
«Oh cielo! Non ditemi che non dovevamo ucciderli?!» imitò il più vivo dispiacere: «Se solo l’avessimo saputo prima. Che tragedia! Vero, messer Mauthier?»
«No.»
Il romanzo riprende la vita dei due protagonisti con un epilogo; il lettore non pensa che possa essere necessario, ma dopo averlo letto comprende di più questi due esseri dannati, entra in empatia con loro e impara a conoscerli meglio.
Questa caratteristica è alla base della trama: gli avvenimenti si succedono con una semplicità e ovvietà che non ci se ne capacita, ma dopo averli letti si comprende la loro importanza nella storia. Questo rende il tutto imprevedibile e lascia il lettore senza idea di dove le parole, i capitoli lo possano portare, rendendo impossibile staccarsi dalla lettura.
Trattandosi del secondo libro non voglio svelare nulla e questo mi costringere a essere sintetica sulla trama, ma una cosa la voglio dire: se avete amato Intervista col vampiro, amate la figura del vampiro per quello che è sempre stata, ovvero un essere amorale, seduttore, egocentrico, arrogante e aristocratico, allora DOVETE leggere questi romanzi, dargli una possibilità perché ve lo assicuro, non vi deluderanno.
Inoltre, ho adorato i battibecchi tra Cranston e Crane, geniali!
«Noi siamo fieramente ciò che siamo, non è un mistero: profittevoli deposti dall’indole prevaricatoria.»
Lacroix, Mauthier; Fairfax, Coldwin; Cranston e Crane. Cambiano i nomi, cambiano le ere, ma loro sono e saranno sempre gli stessi:
Il primo possedeva il portamento fiero di un gran signore […] era quello un volto maturo, sofisticato, ma pure sinistro, sagace e arcigno. Non un’amabile espressione riusciva a mitigare la serpentina scaltrezza degli occhi ramati.
Il secondo era la personificazione della possanza e del vigore. Il viso squadrato, degno d’un marmo greco, esprimeva il nulla, la medesima e sconfinata assenza di umanità che si sarebbe riconosciuta in un cadavere.
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