BANANA YOSHIMOTO, LE STRANE STORIE DI FUKIAGE

La mia passione per le opere della Yoshimoto è nata del tutto per caso, durante l’inizio di un’estate di un sacco di anni fa. Sono sicura del periodo perché ero tornata a Milano e durante una puntata di Pinocchio, Diego Passoni l’aveva nominata; come di riflesso, prima di iniziare a lavorare mi ero fermata in una libreria e avevo acquistato un suo libro, L’abito di piume per la precisazione.
Ecco, questo è stato il mio primo approccio con la letteratura giapponese (se escludiamo i manga) e l’inizio di un lungo amore.

(La cosa che mi fa più sorridere è il fatto che solo dopo molti anni ho scoperto che Banana Yoshimoto fosse una donna e non un uomo. Senza voler sotto intendere niente, ho sempre dato per scontato che il nome Banana fosse più calzante per un uomo. Altri anni dopo, scopro che è un soprannome scelto dall’autrice per far si che nessuno sbagliasse a pronunciare il suo nome. Effettivamente, la parola Banana è pronunciata allo stesso modo in qualsiasi lingua… ma non dilunghiamoci)

Non mi sono mai fossilizzata su un genere in particolare, quindi mi è sempre stato semplice abituarmi ai vari cambi di scrittura, alle differenti strutture dei testi. È stato così anche per la letteratura giapponese, che rispecchia gli usi e costumi della sua gente, ricca di riflessioni profonde; nello stesso istante raffinata, elegante ma anche nostalgica. Nostalgia, suicidio e depressione sono altri temi ricorrenti e per questi non è stato subito facile abituarmi, ma con il tempo ho imparato a comprenderli e capirli all’interno di questa letteratura.
I personaggi sono fragili, delicati e correlati tra loro da sentimenti profondi, espressi o nascosti.

Anche il libro di cui vorrei parlare ha come uno dei suoi temi la morte, ma trattata in modo diverso dal solito:
Mimi e la sorella gemella Kodachi si sono ormai trasferite a Tokyo, dopo la morte del padre in cui la madre rimane in coma. Ma un giorno Kodachi scompare, senza lasciare traccia. Mimi vive in simbiosi della sorella e presa dal panico decide di tornare a Fukiage, dove sono nate e cresciute e dove si trova tutt’ora la madre. Nella disperata ricerca di Kodachi, Mimi scoprirà leggende della sua terra, verità sulla sua famiglia alquanto singolari e farà la conoscenza di personaggi molto particolari, che la aiuteranno ad aprire gli occhi e a crescere interiormente.

[…] Parlare di Fukiage vuol dire richiamare alla mente brutti ricordi della mia famiglia, perciò finora ho sempre cercato di ritardare questo momento, e anche con mia sorella, che se n’è andata insieme a me, non sono mai riuscita a parlarne.
La scorsa settimana mia sorella è ritornata qui da sola e da allora non ho più sue notizie.

Bisogna sempre dare ascolto a ciò che noi definiamo coincidenze, ma che in realtà sono segni che la vita, il destino ci sta inviando, come una sorta di segnaletica illuminata che ci indica il cammino.
Non voltare le spalle alla realtà che ti circonda, anche se questa può essere dettata da una logica assai diversa da quella che conosci.

Sono emozioni forti, soffiante dal vento che sfiorando delicate la protagonista di questa storia, Mimi.
Bisogna prendere le redini della propria vita e smetterla di vederla, quando ci si volta all’indietro, di vederla solo attraverso il filtro del dolore.
Questo è quello che mi ha insegnato, mi ha fatto capire questa breve ma intensa storia.

Le strane storie di Fukiage è un racconto da leggere tutto d’un fiato, è come un torrente di emozioni, incontri, leggende e realtà svelate, mai interrotto da capitoli o riflessioni dell’autrice.
È un viaggio introspettivo della vita di Mini attraverso la scrittura fresca, delicata e poetica della Yoshimoto.
E poi quanto spacca la copertina? Feltrinelli, grazie all’illustratrice Elisa Menini hanno realizzato una magnifica cover che attira subito l’attenzione.

https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/le-strane-storie-di-fukiage/#descrizione