LA STAZIONE

AUTORE: Jacopo De Michelis
CASA EDITRICE: Giunti

La Stazione è un romanzo di Jacopo de Michelis, editor presso Marsiglio Editori, traduttore, curatore di antologie, consulente editoriale, docente di narratologia e appassionato di fotografia. Una personcina qualunque.

Quando ho deciso di comprare questo libro ero alla ricerca di una lettura di una certa mole (864 direi che fanno la loro figura), che non rientrasse nel genere horror gotico. Avevo voglia di cambiare.
Come di consuetudine, la copertina ha fatto il suo doveroso lavoro, persuadendomi a sfogliarlo.
È stata la scelta dell’ambientazione a convincermi ad acquistare questo libro: la Stazione Centrale di Milano, i suoi binari, i diversi piani e stanze in superficie e sottoterra, la sua storia e le persone che la abitano. Questo è lo scenario costante di tutta la storia.  
Quando i personaggi si allontanano da essa per girovagare in giro per la città, fili invisibili li mantengono legati a lei.
Un ottimo esempio di come l’ambientazione è protagonista.  

Riccardo Mezzanotte, per tutti Cardo, è un giovane poliziotto da poco ispettore con un passato turbolento e l’ombra del padre, l’ispettore Mezzanotte, che lo perseguita. Ma, in men che non si dica, riesce a brillare di luce propria grazie alla conclusione di un caso che pareva senza via d’uscita.
Risvolto positivo per la sua carriera, ma negativo per la vita privata e non: risolvendo il caso il giovane ispettore porta a galla corruzioni all’interno della polizia di Milano.
Cardo è impulsivo e decide di denunciare i poliziotti corrotti al procuratore, senza fermarsi a riflettere sulle sue azioni.
È questo il motivo del suo trasferimento a Milano, nella sezione della polizia ferroviaria della Stazione Centrale ed è da qua che parte la sua storia. La sua insofferenza nello stare con le mani in mano lo porterà a indagare su un caso alquanto particolare e di poco interesse per tutti, tranne che per lui: qualcuno sta uccidendo animali in modo singolare e metodico, per poi abbandonare i poveri cadaveri in giro per la Stazione.

Poi c’è Laura, una giovane rampolla milanese, bellissima ma anche chiusa ed evasiva a causa di ciò che lei definisce “il dono”; una maledizione che solo la defunta nonna ne era a conoscenza.
Da poco ha iniziato a lavorare per un’associazione di assistenza per le persone bisognose, accanto alla Stazione Centrale ed è qua che continua a imbattersi in due bambini soli e abbandonati. Dopo il loro secondo, casuale incontro, decide di cercarli e aiutarli.

Questa è solo la punta dell’iceberg, innumerevoli storie si alternano tra loro, differenti ma collegate da tantissimi fili.
Trattano temi importanti, ispirati a situazioni realmente accadute e no.
A detta di alcuni lettori sono anche troppi i temi trattati, ne avrebbero preferiti meno o suddivisi in più libri. Sincera, a metà lettura anch’io abbracciavo questa teoria, ma terminato il libro ho potuto constatare come l’autore ha saputo sbrogliare magistralmente la matassa da lui creata, dando un senso a tutto con un finale inaspettato.
L’aspetto sovrannaturale ha spiazzato anche me, ma l’ho trovato un calzante e originale mezzo per dare un senso ad alcuni particolari.

Ho adorato l’originalità e la storia di ogni personaggio, così forti e delicate.

Il protagonista, Cardo, non è il solito ispettore. Come già detto, ha un passato turbolento: il rapporto con il padre è fragile; sono entrambi testardi e orgogliosi e mentre il padre è devoto al suo lavoro, al quale dedica ogni sua energia, il figlio, per colmare quelle mancanze di attenzioni, le ricerca in un’altra maniera. Si iscrive a box, in una palestra sgangherata che poi mollerà e fonda, insieme ad alcuni amici, il gruppo musicale “Ictus”. La loro musica si ispira a quella che ascoltava il giovane e che continua ad ascoltare: punk.
E io qua sono di parte, dichiarato e senza rimorsi, perché il poliziotto incazzato che mi ascolta a tutto volume in casa i Dead Kennedy o, dopo il primo appuntamento, dalla radio della sua panda Hopeless Romantic dei Bouncing Souls, per me è geniale!
Il punk è il genere musicale con il quale sono cresciuta e che ascolto tutt’ora; è ribelle, forte, con un chiaro messaggio. Difatti Cardo non è come tutti gli altri: è combattivo, turbolento, impulsivo e testardo, ma anche fedele, intelligente, empatico e quando ha uno scopo lo deve portare a termine.
Tutte caratteristiche che rendono impossibile non innamorarsene.

Dai libri si impara sempre qualcosa, anche di poco conto, e questo non fa la differenza: ho scoperto molti particolari e caratteristiche della Stazione Centrale che non conoscevo affatto, di come questo luogo è stato spettatore di momenti orrendi della storia. Sapevo l’esistenza dei sotterranei dai quali oggi vi hanno ricavato una sorta di centro commerciale, ma non pensavo fossero stati così fitti e ramificati sottoterra.

Milano è la mia città e non posso negare che la scelta di questo luogo come ambientazione del romanzo ha influenzato la mia scelta letteraria. Come già detto in passato, mi incuriosisce vedere come è stata adattata per la storia; in questo caso, più che mai realistica.

La Stazione è un thriller, un romanzo di avventura (e aggiungerei anche storico), con 8 anni di lavoro alle spalle. C’è molto dietro a questo libro, tanta ricerca e i risultati si vedono.