IL TESTAMENTO DI MAGDALEN BLAIR
Il Testamento di Magdalen Blair, edito da abeditore, è un racconto breve in formato tascabile.
La copertina è bellissima, come l’impaginazione.
Fa parte della collana Piccoli Mondi e, prima di parlarvi di questo libro, vorrei spendere due parole su questa casa editrice pazzesca. Famosa per la cura di ogni minimo dettagli; e non parlo solo delle copertine, ma anche delle illustrazioni interne, l’impaginazione, i prologhi e le prefazioni, l’impaginazione e la scelta della carta. Il tutto a un prezzo normalissimo.
Il fatto di essere specializzata in storie brevi e classici ritrovati dalle atmosfere gotiche e vittoriane, la rende unica nel suo genere. Si può affermare che abeditore ha trovato la sua identità personale nel mondo dell’editoria. E non è cosa da poco.
Io l’ho conosciuta attraverso un regalo (perché il formato tascabile di molte loro opere si presta benissimo per un’idea regalo), Piccola guida tascabile agli oggetti di uso quotidiano in letteratura. Ma già questo titolo non vi solletica la curiosità?
Ma torniamo al libro. La storia è scritta sotto forma di diario dalla stessa protagonista, Magdalen. Una giovane studiosa con una sensibilità psichica che le permette di leggere i pensieri. Questa caratteristica è un espediente dell’autore per creare e mantenere una costante sensazione d’ansia che caratterizza la storia, perché questo suo potere la porterà a vedere il male.
In questa fenomenale storia breve, pubblica nel 1913, Crowley ci racconta di una giovane donna inglese che, durante il suo percorso per diventare una promettente scienziata, scopre di possedere la facoltà di saper leggere i pensieri altrui e di essere particolarmente sensibile alle percezioni del suo prossimo, ma si accorgerà presto che questa conoscenza può essere tutt’altro che piacevole, specie quando forze oscure ed ignote prendono possesso di coloro che le stanno accanto. Una storia che vedo lo scoperchiarsi di un baratro, nella quale l’autore mette in scena un vero e proprio crescendo che porterà fino ad un finale debordante e che è in grado di tenere il lettore con il fiato sospeso.
(quarta di copertina)
Per Magdalen leggere i pensieri non è come Mel Gibson in What woman want; purtroppo questa capacità la porterà a scoprire il lato oscuro delle persone, la loro follia.
La paura non è data da mostri o fantasmi, ma da ciò che può nascondere la psiche umana.
La follia dei vivi è cosa assai abominevole e terrificante in grado di gelare qualsiasi cuore umano con orrore.
È meno di nulla se paragonata alla follia dei morti!
Ho apprezzato quest’opera non tanto per la storia (purtroppo non sono riuscita ad apprezzarla del tutto) ma per avermi permesso di conoscere l’autore, Aleister Crowley. Che lo si odi o lo si ami, ha pur sempre influenzato parte della storia contemporanea e il tema di quest’opera è strettamente legato all’autore, alla sua figura enigmatica. Per poterne cogliere appieno il lato oscuro e terrificante bisogna conoscere la sua vita. In particolare le sue scelte di vita).
Allora scopriamo assieme chi è stato Aleister Crowley.
Partiamo col dire che fu un personaggio singolare, dalla vita tutt’atro che monotona.
Nacque in Inghilterra nel 1875 in una famiglia benestante, fortemente credente (possibile origine a base della scelta di farsi chiamare La bestia o 666).
La morte del padre lo prova parecchio. Tuttavia è ciò che lo porterà a scrivere.
Nel 1896, temi come occultismo, magia e paranormale iniziano a incuriosirlo e due anni dopo, nel 1898, entrò a far parte dell’ordine ermetico Golden Dawn (tra gli iscritti anche Arthur Conan Doyle).
Questa setta esoterica affonda le sue radici in una cultura dove l’illuminismo e le scoperte scientifiche avevano iniziato a dare troppe risposte a domande che forse la gente non necessitava di sapere. Perché il magico, il paranormale hanno sempre caratterizzato qualsiasi cultura del mondo e l’Inghilterra del secondo ‘800 ne voleva ancora.
[…] In inglese Golden Dawn significa letteralmente “alba dorata”: ma, in senso un po’ più profondo, ha il significato che gli alchimisti assegnavano al nome Aurora. […] Per gli alchimisti l’Alba d’Oro è il momento in cui il Sole nasce a fugare le tenebre di Apophis, la Notte Nera dell’Anima, e ad annunciare il sorgere glorioso della nuova personalità dell’Adepto, rinata dopo la disperazione della morte cui era stata assoggettata, come in un rito sacrificale, la personalità vecchia. Quest’uomo nuovo è dotato di poteri di percezione ed elaborazione spirituale ben più vasti di quelli dell’uomo comune.
Tornando al nostro Crowley, dopo l’esperienza nella Golden Dawn viaggiò molto, fondò una sua religione a Cefalù, in Sicilia, per poi essere espulso dall’Italia da Mussolini.
concluse gli ultimi anni di vita in patria, dove morì.
Durante il periodo in cui frequentava la Golden Dawn si interessò ai tarocchi tanto da creare un mazzo ispirato a una sua versione, con illustrazioni dipinte ad acquarello dall’artista Frieda Harris.
Aleister Crowley fu il più noto occultista moderno.
All’interno del libro troverete una magnifica postfazione scritta da Luca Moccafighe, scrittore e traduttore.