IL LICANTROPO, lýkos “lupo” ànthtopos “umano”
Nelle letture che mi hanno accompagnato durante la crescita la presenza di un essere sovrannaturale era d’obbligo nella maggior parte. Il vampiro in primis, non molla il primo posto da sempre, seguito da streghe, fantasmi, zombi e mutaforma.
Il licantropo, lupo mannaro a dir si voglia, non è presente, ma non per un mio gusto personale, più che altro per via della più semplice delle motivazioni: non mi sono mai capitati sottomano libri che trattassero questo personaggio.
Fu grazie a un romanzo di Fred Vargas, L’uomo al rovescio che appresi delle nozioni -in questo caso medioevali- sul licantropo: il miglior metodo per scoprire se un uomo fosse un uomo lupo consisteva nel tagliargli l’addome e controllare al suo interno se non ci fossero peli. Ovviamente quell’uomo sarebbe morto, ma con la consapevolezza di essere umano al cento per cento. D’altronde era il medioevo, non ci si può aspettare niente di romantico.
Invece, tramite un documentario sugli effetti speciali nel cinema, ho scoperto aspetti inerenti al momento della trasformazione. Il film in questione era Un lupo mannaro americano a Londra; il lavoro fu così ben realizzato da creare la categoria “miglior trucco” agli Oscar del 1982, apposta per il film, vinta da Rick Baker.
Terminerei questo corto elenco con il personaggio di Lupin in Harry Potter (adorato, secondo solo a Sirius Black, ma sto divagando).
Partiamo dall’inizio: come per il vampiro e il fantasma, anche la figura del licantropo è antica e presente in molte culture, non sempre sotto forma di lupo, ma questa è la più utilizzata per via del culto dei canidi in molte popolazioni in correlazione con le fasi lunari e la fertilità. Quanto è antica la sua storia, lo è anche la credenza di due tipologie di questo essere che si differenzia in base alla componente psicologica:
- l’uomo si trasforma per sua decisione e può ragionare e controllare il proprio corpo. Attingendo alla mitologia dell’antica Grecia questo è il caso di Dei come Zeus che usava cambiare forma in lupo per sedurre le mortali.
- In altre circostanze l’uomo trasformato è privo di senno e si composta come una bestia, vincolato dalla stessa maledizione.
Queste differenze dello stesso essere dipendo dal periodo storico: c’è stato un momento in cui il lupo è visto con ammirazione poi, con l’era contadina l’animale è un rischio per il bestiame e quindi diventa pericoloso, passando dall’adorazione all’odio.
La letteratura di tutti i tempi ha usato l’immagine dell’uomo-lupo nelle salse più diverse, certo il fine è sempre stato il medesimo: unire l’uomo a qualcosa di magico, di misterioso, spesso di indomabile.
[Erberto Petoia]
Durante il medioevo il licantropo fa molto parlare di sé, condividendo numerosi roghi assieme alle streghe. Stregoneria e licantropia sono legati perché è la magia a far sì che un uomo possa trasformarsi in lupo. Solo successivamente la credenza mutò, divenendo un qualcosa di genealogico, una trasmissione familiare.
Non attraverso una ferita inflitta da un licantropo; lui non contagia come il vampiro, almeno, non ancora.
Restando alle credenze medioevali poteva camminare su due zampe, le sue impronte lasciavano cinque unghie (quelle dei cani sono di quattro) ed era privo di coda (a quanto pare il diavolo non può arrivare alla perfezione).
Sarà principalmente il cinema a modificare la figura del licantropo come la conosciamo oggi, ma anche nelle letteratura ha subito diverse mutazione nel corso della storia.
L’inquisizione, l’opera di evangelizzazione dell’Europa settentrionale dove i briganti usavano coprirsi con le pelli di lupo per terrorizzare i viandanti, oppure le stesse pelli venivano indossate per poter assimilare le doti dell’animale, portarono a vedere questa unione come il male.
Nella letteratura, come abbiamo visto, la storia del licantropo è antichissima, raccontata attraverso poemi, novelle e poesie.
Il freddo est, nel XII secolo ci regala la storia del principe Vselav Brjacislavovic, in grado di trasformarsi in lupo durante la notte
Sempre nello stesso periodo, in Francia, vennero scritte poesie ispirate a un cavaliere di Artù che ogni mese scompariva per qualche giorno. La moglie venne a scoprire che l’uomo era un licantropo e assieme a un altro cavaliere gli ruba i vestiti, inorridita dalla sua vera natura, in modo che rimanga nella forma di lupo. Ma il re scopre cosa succede e notando che l’animale è senziente, lo aiuta a rompere la maledizione ridandogli i vestiti.
In queste storie il licantropo viene chiamato Biscavret e non grarwaf. Il primo termine indica il lupo mannaro come un non violento e mansueto.
La distinzione delle due tipologie continua a persistere.
È nel periodo gotico che il licantropo fa capolino nella narrativa, ma a differenza del vampiro o del fantasma ha un ruolo marginale, come nel romanzo The Albigenses di Charles R. Maturin.
È con questo romanzo e i suoi successori che la luna piena fa il suo ingresso, viene spiegata e sviluppata nella storia.
Solo nella seconda metà del ‘800 verrà pubblicata l’opera Wagner the wehr-wolf di George W. Reynolds in cui un uomo stringe un patto con il diavolo per avere giovinezza e vita eterna, in cambio a ogni luna piena si trasforma in licantropo e a fine ‘800 in Le meneur de loups, opera di Dumas.
Perché, durante i primi vent’anni della mia vita letteraria, cioè dal 1827 al 1847, perché la mia vista e la mia memopria si rivolgevano così di rado al paesino dove nacqui, ai boschi che lo circondavano, ai villaggi nei dintorni? Perché tutto questo monde della mia giovinezza mi sembra scomparso e come velato da una nuvola, mentre l’avvenire verso cui camminavo mi appariva limpido e risplendente come quelle magiche isole che Colombo e i suoi compagni scambiavano per ceste di fiori galleggianti sul mare?
[A. Dumas]
Prima del Dracula di Bram Stocker le opere erano scritte in forma di racconti, short- stories e quelle con licantropi come protagonisti mancano all’appello.
Arriviamo nel ‘900 con il romanzo The door of the unreal che sfonda il muro della narrativa consolidando la figura del licantropo.
La rivista letteraria Weird Tales pubblica puntate di racconti sui lupi mannari, come Invaders from the dark di Greye La Spina, o Il cane di Lovecraft, oppure In the forest of Villefere di Robert E. Howard.
Negli anni ’30 Agatha Christie scrive un’antologia di racconti intitolata Il segugio della morte.
Per la narrativa commerciale è doveroso citare L’luluato, di Gary Brander e la sua trilogia pubblicata a fine anni ’70; per quella più horror The nightwalker di Thomas Tessier.
È negli anni ’90 che il licantropo subisce un notevole cambiamento divenendo un essere “normale”, inserito nella società -per quello che si può- e le sue mutazioni si differenziano in base dall’autore.
Bisogna ringraziare saghe come quella di Vampire diaries o dei racconti per ragazzi Piccoli brividi.
Nello stesso periodo compaiono i primi paranormal romance come Il principe dei lupi o Blood and chocolate.
«Cosa ha ucciso mio padre?»
«Un lupo mannaro.»
«Un lupo mannaro? Non sono solo una leggenda?»
«Sì e no. Non sono solo nella casetta della nonna nel bosco. O solo a Londra. Sono qui, in città. Vivono e lavorano tra noi. La maggior parte sa controllare la trasformazione, tenere a freno la bestia che ha dentro, ma a volte la bestia si libera, e succede… be’, questo.»
[Dylan Dog]
Nel ventunesimo secolo la narrativa sui licantropi esplode, tanti titoli irromperanno nella letteratura, faticando quasi a trovare una storia originale e senza cliché. Molte di queste saghe verranno trasposte in serie tv e il licantropo subirà un ulteriore cambiamento, venendo romanzato e umanizzato.
In Bitten, la notte dei lupi, di Kelley Armstrong, i licantropi possono trasformare a loro piacimento anche solo una parte del loro corpo come mano, unghia o denti.
Scrivendo questo articolo, informandomi e studiando le opere ho ricordato che anche ne Il figlio del cimitero, di Neil Gaiman, la maestra del piccolo Nobody è un licantropo, anche se si fa chiamare “mastino di Dio” e combatte i demoni.
Non posso non citare Le due lune di Luca Tarenzi in cui leggende della città di Milano si mescolano alla trama.
Altri, numerosi romanzi sono stati pubblicati con come protagonista il licantropo, consolidando la sua presenza nella narrativa contemporanea.
Un fatto che ho molto apprezzato di questa figura sovrannaturale sono le antiche e profonde radici che ha la sua storia nel folklore e cultura di tanti popoli, mischiata alla magia. Sono tante le definizioni che ho trovato facendo ricerche, senza dovermi spostare dall’Italia, muovendosi solo tra i paesi della penisola.
La storia del licantropo è antica, sacra, maledetta e astrale.
[un grazie di cuore al sito landeincantate.it che mi ha permesso di approfondire le miei ricerche e proposto un elenco letterario ricco.]