QUANTA IMPORTANZA HA L’INCIPIT IN UN TESTO?
Molti autori, quando iniziano a scrivere il loro romanzo, si lasciano trasportare da una serie di immagini che compaiono nelle loro menti e cercano di trascriverle su carta rendendole permanenti grazie alle parole. Più le pagine aumentano, più diventa chiaro il plot della storia e questo fiume di parole inizierà a prendere una sua direzione senza uscire dagli argini grazie ad appunti e schemi che andranno a creare la mappa della storia
Altri, invece, sanno già quale sarà il plot della loro storia e in base a questo creano uno schema iniziale, una struttura del romanzo divisa per punti che piano piano andranno ad aggiungere o togliere, in base allo svolgersi della storia
Punto in comune di questi due modi di lavorare è la creazione di una struttura del libro, perché senza di essa, è facile cadere in cadute narrative, di stile o incoerenze.
Detto questo, finita la prima stesura, tra le tante cose da controllare c’è l’incipit.
Questo aspetto potrebbe essere sottovalutato, ma invece è molto importante.
Si tratta dell’inizio del romanzo; le prime righe hanno lo scopo di catturare il lettore, introdurlo nel mondo narrativo che abbiamo creato e invogliarlo a continuare a leggere. Per questo motivo bisogna soffermarsi su quelle righe, verificare la loro efficacia.
Da notare che le case editrici utilizzano l’incipit come metro di misura. Sommerse da proposte editoriale, assieme a una sinossi fatta bene, l’inizio di un libro fa la differenza.
L’OBBIETTIVO È INCURIOSIRE
- Non cadere nell’errore di descrizioni troppo dettagliate e lunghe. Non dobbiamo annoiare il lettore ma catturare la sua attenzione, creare degli interrogativi nella sua mente che esigono delle risposte.
- Se si decide di iniziare il racconto con il protagonista (cosa non ovvia), cercare di non fare emergere subito tutti i suoi aspetti. Il lettore lo sta iniziando a conoscere mentre entra con calma nella storia. Incuriosiamolo.
- Ogni genere ha, a grandi linee, il suo stile di incipit.
In un fantasy, soprattutto negli urban fantasy, l’inizio parte subito con una azione.
Nei thriller con un dialogo o un’azione in cui si capisce cosa è successo ma non il motivo. Si crea desiderio nel lettore di continuare a leggere
- Creare la giusta atmosfera per far capire al lettore cosa si dovrà aspettare da questa lettura già dall’inizio.
Un esempio che ho provato di persona e mi ha aperto gli occhi sull’importanza dell’incipit è stato quello del romanzo 22/11/’63, di Stephen King.
Avevo acquistato un ibook, sempre dello stesso autore, Miglio 81. Era un racconto breve con, alla fine, un estratto del suo nuovo romanzo, 22/11/’63 appunto.
Si trattava del primo capitolo e appena lo finii ricordo che continuavo a premere il pulsante per svoltare pagina. Mi resi conto che volevo proseguire la lettura, ero entrata in quel mondo narrativo, stavo iniziando a conoscerlo e volevo sapere di più! Essendo un ibook l’ho acquistato all’istante, senza perdere tempo, ma se fosse stato cartaceo avrei recuperato una copia il prima possibile.
È questo che deve suscitare un incipit fatto bene, la necessità di continuare a leggere, il desiderio di far parte di quella storia, capire il significato della scena in cui si è stati introdotti.
Di seguito le prime righe dell’incipit in questione:
Non sono mai stato un uomo facile alle lacrime.
Un giorno, mia moglie mi disse che il mio «gradiente emotivo pari a zero» era il motivo principale per cui mi stava lasciando. Come se il tizio alle riunioni degli Alcolisti Anonimi non c’entrasse per niente. […] rimpiango che l’ex signora Epping non avesse ragione. Magari avessi avuto un blocco emotivo. Perché tutto quel che accadde dopo, ogni terribile cosa che accadde dopo, fu conseguenza di quelle lacrime.
Un altro incipit è quello di American Gods, di Neil Gaiman:
Era in prigione da tre anni, Shadow. E siccome era abbastanza grande e grosso e aveva sufficientemente l’aria di uno da cui è meglio stare alla larga, il suo problema era più che altro come ammazzare il tempo […] «È come lo scherzo della notizia buona e di quella cattiva, no? La buona notizia è che ti facciamo uscire prima, quella cattiva è che tua moglia è morta». Rise, come se lo trovasse davvero divertente.
Shadow non aprì bocca.
Shadowhunters, città di ossa, di Cassandra Clare:
«Stai scherza, vero?”» disse il buttafuori incrociando le braccia davanti al petto massiccio. Guardò dall’alto in basso il ragazzo col giubbotto rosso e scosse la testa rasata. «Non puoi portare dentro quella roba.»
I ragazzi in coda al Pandemonium Club, circa una cinquantina, si sporsero in avanti per origliare. La quindicenne Clary Fray, in coda con Simon, il suo migliore amico, si chinò in avanti come tutti gli altri, sperando in una piccola distrazione. […] Il ragazzo con il giubbotto rosso accarezzò la lunga lama affilata come un rasoio che teneva tra le mani, con un pigro sorriso che gli danzava sulle labbra.
Come già scritto in precedenza, questo lavoro andrebbe fatto dopo la prima stesura. Il prodotto è ancora grezzo ma le idee sono incise su carta, bisogna solo dargli la forma giusta.