IL TEMPO E LA LETTERATURA GOTICA

La forza di una storia risiede in chi la racconta, nella passione che dedica e la conoscenza dei mezzi che ha a disposizione. Il tempo è uno di questi.

Rispetto alla vita reale, in quella immaginaria siamo noi a controllarlo in base alla tensione narrativa che vogliamo creare.

In una storia il tempo non è mai costante, l’autore gioca con il ritmo, aumentandolo o rallentandolo, in modo che il lettore venga trasportato dal racconto: quando vogliamo metterlo a suo agio, far sì che si ambienti nella realtà che abbiamo creato per lui, la velocità della narrazione sarà a zero. Questo succede durante le descrizioni o nelle pause introspettive.

Grazie alle elissi eviteremo di annoiare il lettore con fatti trascurabili, o stimoleremo la sua curiosità, saltando interi periodi.

Focalizzandomi sui racconti horror e thriller, la suspence è il mezzo che, se utilizzato correttamente, crea un rapporto profondo tra il protagonista e il lettore. L’autore spinge quest’ultimo nell’attesa di qualcosa di terribile, per poi temporeggiare, rimandando la narrazione dell’evento attraverso l’uso sapiente del ritmo narrativo, con descrizioni e indugi.

Ogni cosa che succede, compare in una storia, ha il suo scopo e deve avere un impatto su di essa. Niente è fatto a caso. I dialoghi, ad esempio, hanno un tempo di lettura circa uguale alla loro durata e sono il momento di massima drammaticità (in alcuni generi).

Joseph Sheridan Le Fanu, con la sua Carmilla, ha creato un capolavoro della letteratura gotica, giocando magistralmente con questi elementi.

La trama è avvincente, ricca di suspence capace di catturare da subito l’attenzione.

All’inizio Le Fanu accompagna adagio il lettore, scoprendo l’ambientazione della storia -in Stiria- tra castelli, lussureggianti foreste e rovine, dandogli modo di conoscere i personaggi e le dinamiche delle loro vite. Ma, dopo l’entrata in scena di Carmilla la narrazione si fa più avvincente, arrivando all’apice della tensione e saziando la curiosità del lettore.

Perché è questo che contraddistingue il romanzo: oltre a precedere di ben 25 anni il Dracula di Bram Stoker e consolidare le basi della narrativa vampiresca, l’autore gioca in modo perfetto con l’introduzione di indizi utili, sa quando accelerare o rallentare il tempo del racconto, lasciando il lettore fino alla fine con il fiato sospeso.

Conosce le storie di folclore che fonde con il suo stile, anticipando tecniche ed espedienti narrativi di cui si servirà, più tardi, la cinematografia.